“Sapere i sapori”, la cultura del gusto tra i banchi di scuola

19 dicembre 2008 | 18:05
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“Sapere i sapori”, la cultura del gusto tra i banchi di scuola

Nettuno – Procede con successo il progetto che sta portando avanti la Scuola Media G. Da Sangallo

Il Faro on line – Essere consapevoli di cosa stiamo mangiando, ed insegnare ad avere sane abitudini alimentari, questo l’obiettivo dell’iniziativa “Sapere i Sapori” il progetto che sta portando avanti la Scuola Media G. Da Sangallo di Nettuno. Coinvolte tutte le classi della scuola proprio per portare avanti l’iniziativa nel tempo e darle continuità. Presso una delle aule del plesso di via Canducci di Nettuno si è svolta nei giorni scorsi una degustazione che arriva dopo l’approfondimento didattico svolto dagli alunni durante il primo quadrimestre dell’anno scolastico, approfondimento che ha riguardato ogni aspetto dell’alimentazione, dalla conoscenza dei prodotti naturali come ad esempio l’olio, fino a come scegliere cosa mangiare in base ai valori nutrizionali  dei prodotti. Presente alla degustazione l’Assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Nettuno Giampiero Pedace, la preside della scuola media Sangallo la Prof. Marina Aramini, la  vice-preside Prof. Maria Rita Viscusi, la responsabile del progetto “Sapere i sapori” la Prof. Anastasia Macario ed i rappresentanti dei genitori. L’iniziativa è stata patrocinata e finanziata dalla regione Lazio con la consulenza dell’associazione Slow Food, un ente internazionale che ha come suo scopo quello di far acquisire dignità culturale alle tematiche legate al cibo ad alla alimentazione, e di elevare la cultura alimentare dei cittadini e, in particolare, delle nuove generazioni, favorendo la conoscenza e la fruizione di quei prodotti che rappresentano la massima espressione qualitativa. “L’obiettivo di questo progetto è la formazione di futuri cittadini consapevoli di quello che mangiano – questo il commento della Prof. Anastasia Macario – quindi saper scegliere quello che fa bene ed acquisire sane abitudini alimentari”.
Giovanni Colantuono